Docente: Silvio Castiglioni
Dietro la maschera comincia il mistero.
Elias Canetti
La maschera è antica come l’anima e la divinità. Presente nei riti delle religioni arcaiche essa è associata spesso al culto dei morti. Nel dominio della magia, e della medicina primitiva, è simulacro delle forze che governano gli esseri.
Metafora assoluta dell’altro, doppio perfetto del vivente, umano e non, essa ha conservato intatti fascino, potere e mistero: chiunque la indossi diviene bambino, divinità, sacerdote, animale. Non senza rischi. E durante il carnevale essa favorisce la trasgressione e regala l’ebbrezza dell’impunità.
L’influenza della maschera si esprime in senso verticale, mettendo in relazione i mondi: terreno, sotterraneo e celeste; e orizzontale: verso il suo portatore, e verso i partecipanti alla liturgia religiosa (e molto diffusa è perfino la credenza che arrivi a coinvolgere gli assenti). Utilizzata in teatro fin dalle origini, la maschera è il sigillo delle sue radici sacre.
Per noi la maschera è una sintesi potente e completa del lavoro teatrale. Potente: poiché è diaframma dietro al quale si accumula energia, che s’imparerà a padroneggiare e indirizzare. Completa: poiché l’esercizio della maschera chiarisce la relazione fra mostrare, essere guardato e vedere; e perché attraverso di essa si studia la soglia che separa (e unisce) spazio della scena e spazio degli spettatori.
Lo studio della maschera non implica l’adesione a specifiche scelte stilistiche o poetiche; né si studia la maschera con lo scopo dichiarato di utilizzarla in scena. Obiettivi principali del nostro lavoro con maschera sono: una migliore conoscenza delle proprie peculiarità, l’affinamento della sensibilità e l’ampliamento delle possibilità espressive.
Alcune sessioni saranno dedicate all’analisi e alla decostruzione dei comportamenti acquisiti al fine di ottenere una buona consapevolezza dello spazio e un atteggiamento neutro soddisfacente. In oscillazione continua fra controllo e abbandono. Anche lo studio di alcune specifiche forme espressive – come la commedia dell’arte e il teatro-danza orientale – avrà come principale obiettivo la ricerca delle sorgenti della propria energia, e in particolare il risveglio del contatto con la propria lingua materna, sia in senso fisico sia vocale. Ed essere pronti, infine, anche a rinunciare a ogni maschera.