TECNICA DELLA VOCE PARLATA

DOCENTE:  AMBRA D’AMICO

 


Considero il lavoro tecnico dell’attore un percorso strettamente legato all’atto creativo dell’essere fisico dell’attore, quindi credo importante non disgiungere mai alcun approccio alla tecnica da un anche minimo contenuto creativo; s’intende quindi che ogni esercizio, anche il più apparentemente tecnico, deve costruirsi su materiale immaginativo funzionale al palcoscenico. Per questo motivo ritengo necessario distinguere e separare eventuali pratiche corporee di carattere riabilitativo-funzionale, così come ogni intervento di igiene fisico-vocale (là dove necessario) dal lavoro specifico sulla voce, che deve intendersi come un vero e proprio àmbito di lavoro teatrale. Per questo, ritengo fondamentale la collaborazione/confronto con gli insegnanti di recitazione che si avvicendano durante l’anno.


 

Alla base dell’obiettivo c’è l’acquisizione della coscienza dell’agire fisico nello spazio artistico, da distinguersi  dallo spazio quotidiano, coscienza che prevede innanzitutto una rivalutazione (amplificazione) della postura semplice: questo processo è strettamente connesso alla strutturazione, da parte dell’allievo, di un’ immagine interna che sviluppi l’amplificazione come conseguenza, cioè un lavoro che porti l’allievo a costruire dall’interno le posture adeguate anche al sostegno vocale.

Nello specifico vocale, è fondamentale considerare il respiro come prima espressione nello spazio, e trovare il punto di passaggio preciso tra il dentro e il fuori  dell’azione-respiro. Gli esercizi di base consistono appunto nel costruire sequenze nello spazio di azioni semplici (camminate, corse, rallentati, cambi di direzione, ecc.) individuandone la stretta connessione dinamica tra azione/respiro-pensiero, là dove appunto lo spazio è il fuoco principale. Progressivamente avviene una sempre maggiore articolazione degli stessi esercizi in sequenze più complesse, là dove diventa necessario l’uso di testo, utilizzato ovviamente in senso puramente funzionale alla tecnica.

Parallelamente a questa parte di lavoro se ne svolge un’altra più concentrata sulla respirazione, la fonazione (risuonatori), sull’apparato muscolare e sull’allenamento di labbra e lingua, che porti l’allievo a percepire lo stesso principio dell’amplificazione dell’azione vocale riportato nell’articolazione e nell’appoggio delle diverse timbrature. A questo si aggiungono specifici esercizi di ritmica voce/corpo. Tutti gli esercizi suddetti si svolgono in condizioni di sollecitazione creativa, per riconoscere subito il senso e la chiave di lettura di qualsiasi azione.

L’ultima fase del lavoro (da Pasqua in poi) sarà dedicata alla costruzione di una drammaturgia vocale, cioè come la voce stessa, prima ancora delle parole, descriva uno spazio di convenzione: tragedia greca, il teatro di piazza, il teatro di ‘600 e ‘700, il teatro borghese del ‘900, la caratterizzazione e la sperimentazione, ecc. sono convenzioni che presuppongono uno spazio differente, che non è solo spazio fisico, ma soprattutto forma e struttura di linguaggio, cui la vocalità aderisce di conseguenza, differenziandosi in modo consistente.

 

Collaborazione al secondo anno su progetto Arutyunyan (Il suicida di N. Erdman)

Intervento a supporto del progetto in integrazione al lavoro vocale; composizione di partiture vocali corali mediante improvvisazione.