I am – Je suis – Io sono
La restituzione dell’identità

PREMESSA
Sul territorio della città di Milano sono ad oggi accolti molti migranti di cui alcuni in carico al servizio di etnopsichiatria in quanto portatori di varie forme di disagio psichico o di sintomatologie riconducibili a disturbi psichiatrici, nella maggior parte dei casi conseguenza di traumi complessi subiti nel paese di origine o durante il percorso migratorio. La presa in carico presso il servizio di etnopsichiatria è multidisciplinare e integra il supporto sociale, le terapie psicoterapiche, psichiatriche e farmacologiche con terapie meno convenzionali come l’arte-terapia e la fototerapia. Questo tipo di proposta si è dimostrata efficace nel trattamento dell’utenza, in particolar modo con soggetti vittime di traumi estremi.

Il laboratorio sperimentale che immaginiamo per il progetto Teatro Utile 2019 vede la collaborazione tra una scuola d’arte drammatica di prestigio come l’Accademia dei Filodrammatici di Milano e il servizio di Etnopsichiatria dell’Ospedale Niguarda, ed è improntato sulla ricerca di codici alternativi alla parola che rendano possibile una riconquista del sé, attraverso le dinamiche del teatro al fine di realizzare un intervento terapeutico da affiancare alle terapie convenzionali, offerte ai migranti vittime di torture e traumi estremi, in carico al servizio di etnopsichiatria.

ASPETTI TEORICO – METODOLOGICI
Le persone sopravvissute a tortura sono portatrici di esperienze di estrema violenza, esercitate da uomini su altri uomini con l’obiettivo, dichiarato o implicito, di annientare l’Altro nel corpo e nella mente.

Le conseguenze cliniche di tali esperienze si manifestano su tanti livelli:

  • Integrità corporea: il corpo diviene oggetto estraneo, dapprima sede di violenza e in seguito veicolo di espressione della sofferenza che ne consegue (disturbi psicosomatici)
  • Coscienza: frammentazione della coscienza, caratterizzata da un’alternanza di stati dissociati e di perdita del senso della continuità del tempo e dell’esperienza personale.
  • Dimensione affettiva: congelamento emotivo. Provare emozioni diventa insostenibile, per il dolore che si associa a qualsiasi esperienza intima.
  • Relazioni interpersonali: le violenze interpersonali e prolungate nel tempo, come le esperienze di tortura, lasciano la vittima in una condizione di perdita dei legami con gli altri e di emarginazione, con il timore di essere ormai incapace di vivere una relazione, avendo perso la capacità di sentire.

Degli stati di sofferenza personale siffatti, necessitano di interventi multidisciplinari e rivolti ai diversi livelli compromessi dalle esperienze di tortura.

Se le persone possono avvalersi con beneficio di percorsi di cura più convenzionali, come interventi medici e psichiatrici, psicoterapeutici, fisioterapici, ecc., alcuni disturbi difficilmente si modificano attraverso percorsi di cura convenzionali.

Le più importanti associazioni che nei paesi europei e negli Stati Uniti operano con le persone sopravvissute a torture e traumi estremi (come ad esempio: Freedom from Torture, Centre Primo Levi, Consiglio Italiano per i Rifugiati, Trauma Center di Boston, Rehabilitation for Victims of Torture, RCT di Copenaghen) affiancano ai percorsi di cura sopramenzionati anche percorsi strutturati specificamente per agire sulle conseguenze più pervasive delle esperienze di tortura.

Uno dei percorsi terapeutici “non convenzionali” più efficaci avviene tramite il teatro, mezzo che consente nel tempo di intervenire sui diversi livelli danneggiati dalle esperienze di tortura.

Attraverso il teatro (training, esercizi, giochi, improvvisazioni) sarà possibile per i partecipanti entrare in contatto con se stessi nella propria dimensione corporea, emotiva e relazionale promuovendo una graduale riacquisizione di un senso di integrità del sé come “attore” partecipe della realtà vissuta, in antitesi alla passività sperimentata in quanto vittima, oggetto inerme di violenza, sublimando così il trauma.

L’esperienza teatrale condotta da trainers a loro volta artisti migranti del gruppo Teatro Utile il viaggio favorirà un metissage di linguaggi lingue e storie alla ricerca di quel codice alternativo alla parola che favorisca e valorizzi quello spazio che è il “tra” tra me e me, tra me e l’altro, uno spazio nel quale mettere in gioco se stessi e l’incontro con l’altro in un ottica trasformativa che diviene per chi ne è parte un processo terapeutico circolare.

OBIETTIVI
Obiettivi generali:

  • Recupero del senso di fiducia in sé e negli altri
  • Riacquisizione di una capacità progettuale
  • Sostegno degli aspetti positivi e vitali del Sé, legati soprattutto alla sfera emotiva e affettiva, altrimenti coartati e scissi per effetto del trauma subito
  • Attivazione e sostegno dei processi tesi alla reintegrazione dell’identità
  • Attivazione, per lo più inconscia, dei processi di elaborazione delle esperienze traumatiche ed in particolare delle memorie traumatiche scisse

Obiettivi specifici

  • Intersoggettivi:
  • Accoglienza e riconoscimento da parte del gruppo
  • Adesione e partecipazione ad una identità gruppale
  • Creazione di un contesto relazionale affettivamente investito dotato di stabilità temporale e spaziale
  • Possibilità di mobilizzare “implicitamente” immagini e vissuti carichi emotivamente, in un contesto sicuro, stabile e solidale
  • Intrasoggettivi:
  • Percezione del proprio valore e individuazione di un ruolo nel gruppo
  • Recupero del senso di fiducia in sé e di una capacità di immaginare il futuro e concepire progetti
  • Attivazione delle parti “sane” e vitali e contrasto dei contenuti traumatici scissi introiettati (vittima/carnefice)
  • Attivazione dei processi simbolici e di immagini archetipiche, favorita dai contenuti espliciti e, ancor più impliciti, dei laboratori
  • Mobilizzazione delle memorie traumatiche congelate (nella M. Implicita), stimolate dai processi simbolici attivati, verso un graduale affioramento a livello di consapevolezza (nella M. Esplicita) e successiva possibilità di significazione e elaborazione.
  • Del contesto:
  • Scansione temporale regolare
  • Riferimenti spaziali stabili e adeguati
  • Componente ludica presente nell’attività del Laboratorio
  • Impegno attorno ad un progetto condiviso, finalizzato e proiettato nel futuro

DESCRIZIONE
Il progetto consiste in due laboratori, uno di teatro e uno di drammaturgia. Il lavoro di entrambi converge nella realizzazione di uno spettacolo che andrà in scena al Teatro Franco Parenti di Milano il 26 giugno 2019 (giornata del rifugiato che ha subito torture).

Ideatori e responsabili dell’intero progetto sono Tiziana Bergamaschi per l’Accademia dei Filodrammatici e lo psichiatra Lorenzo Mosca e la psicoterapeuta Katia Larocca del servizio di etnopsichiatria per l’Ospedale di Niguarda .

Il LABORATORIO di TEATRO, rivolto a 15 pazienti in carico al servizio di etnopsichiatria e che coinvolgerà anche 2 registi, 4 attori e 2 operatori sociali, sarà organizzato in due fasi e condotto da due trainer e da due assistenti. Vedrà la collaborazione di esperti (musicisti, danzatori, trainer di teatro sensoriale, educatori della voce, insegnanti di canto, drammaturghi) che sosterranno di volta in volta il gruppo nell’accostarsi alle varie proposte e si svolgerà alla Fabbrica del Vapore (lotto 15).

La prima fase (gennaio, febbraio 2019)  coinvolgerà soltanto i 15 pazienti in carico al servizio di etnopsichiatria del Niguarda e sarà strutturata in 2 incontri settimanali di tre ore ciascuno. Le attività proposte si focalizzeranno sulla percezione e sulla consapevolezza corporea: il corpo che abito, il corpo nello spazio, il corpo in relazione.

Il corpo che abito

  • Esercizi che ci permettano di sentire il corpo come luogo privilegiato attraverso cui esprimere il nostro io e il rapporto tra noi e gli altri, non come luogo estraneo e ostile.
  • Esercizi che attraverso il respiro facilitino la riappropriazione della voce come elemento principe nella comunicazione e nella gestione delle emozioni. Il respiro contratto e la mancanza di controllo della voce segnalano una tensione fisica e psichica che possiamo sciogliere grazie a degli esercizi che sono la base del training attorale. In seguito si può procedere alla ricostruzione del rapporto sano che ciascuno di noi dovrebbe avere tra corpo e voce così in teatro come nella vita.

Il corpo nello spazio

  • Lo spazio sarà indagato come elemento nel quale muoversi con libertà e che dobbiamo sentire non come nemico, ma come elemento nel quale agire con sicurezza e fiducia.

Il corpo in relazione

  • Nello spazio indagheremo i rapporti tra i corpi nel loro avvicinarsi e allontanarsi, nel loro toccarsi e rispettarsi. Esercizi che hanno come presupposto fondamentale il recupero della fiducia nell’altro.
  • Lavoreremo su improvvisazioni che favoriscano la creazione di relazioni interpersonali positive tra i partecipanti e che permettano di portare alla luce, mediato dal gioco teatrale, il vissuto. A questo proposito proporremo improvvisazioni che utilizzino elementi biografici, esperienziali e immaginifici dei partecipanti. Chiederemo a ciascun partecipante, nel corso dell’incontro preparatorio, di portare ai compagni dei “doni”: un testo teatrale, letterario, poetico nella propria lingua, una canzone, un sogno, un ricordo, una fiaba, elementi che gli permetteranno di andare a recuperare aspetti positivi del passato che l’esperienza traumatica subita ha congelato. Questo materiale sarà poi condiviso e utilizzato nel corso del laboratorio per realizzare delle brevi scene che saranno recitate e condivise dal gruppo. Ogni storia non appartiene solo a chi l’ha proposta, ma diventa patrimonio comune e materiale di lavoro per ogni partecipante. Chi l’ha proposta la dona al gruppo e ciò serve da un lato ad allontanarla da sé e dall’altro a creare un’identità di gruppo.
  • La musica, il canto e la danza saranno fondamentali e creeranno altri canali di comunicazione che fanno entrare in contatto con l’altro attraverso una libertà espressiva carica di grande portata emotiva. La condivisione delle diversità culturali, l’uso del corpo nella danza, della voce nel canto e della propria lingua, permettono ai partecipanti di sentirsi portatori di un vissuto importante e di conseguenza di rafforzare la propria identità.
  • Utilizzando tecniche di teatro sensoriale, andremo a creare un percorso individuale e collettivo, nel quale, oltre ad esplorare il teatro con gli strumenti di cui abbiamo parlato, affineremo la sensibilità, la percezione e l’intuizione, per creare un linguaggio proprio, basato sul ricupero del corpo.

Il concetto di viaggio ci guiderà nel percorso, inteso proprio nell’accezione di viaggio da me a te. Questa declinazione della parola “viaggio” nasce dall’incontro tra tutti i partecipanti, dal desiderio comune di sentirci dei viaggiatori: uno stato dell’essere che va oltre le barriere culturali e che reclama una libera scelta, riscattando il dolore, la fatica dell’esilio, la solitudine con la condivisione di un’esperienza che ridoni la dovuta dignità alla persona. Ognuno potrà raccontare in modo diverso e nella propria lingua la sua storia, grazie agli strumenti del teatro, sublimando in tal modo l’esperienza traumatica subita. L’ironia sarà un elemento importante nel rileggere le storie e nel proporle, perché le allontana da noi, le rende universali e ne alleggerisce la portata emotiva.

L’esercitazione finale sarà il risultato di questa ricerca. I testi e le improvvisazioni saranno in seguito inseriti in una drammaturgia che curerà in particolar modo gli scambi e le contaminazioni tra gli interpreti.

La seconda fase (marzo, aprile 2019). In questa fase entreranno a far parte del laboratorio teatrale con i rifugiati i 2 registi, i 4 attori e i 2 operatori sociali scelti attraverso il bando promosso dall’Accademia dei Filodrammatici. Prevede come la prima fase 2 incontri settimanali di 3 ore ciascuno.

La terza fase (maggio, giugno 2019) sarà sempre strutturata in 2 incontri settimanali di 3 ore ciascuno ma sarà finalizzata alla creazione dello spettacolo che andrà in scena al Teatro Franco Parenti di Milano.

Il LABORATORIO DI DRAMMATURGIA partirà invece dal mese di marzo 2019. I drammaturghi, selezionati attraverso un bando pubblicato dall’Accademia dei Filodrammatici, seguiranno in un primo momento il lavoro che si sta svolgendo presso la Fabbrica del Vapore con i migranti, e in un secondo momento si ritroveranno in Accademia per realizzare una drammaturgia, che facendo tesoro delle esperienze vissute e degli elementi venuti alla luce nel corso del lavoro con i pazienti del servizio di etnopsichiatria, elabori il testo che verrà messo in scena il 26/06/2019 dai pazienti del Niguarda.

In tutte le fasi dell’intero progetto è prevista la partecipazione di artisti di diverse nazionalità.

LO SPETTACOLO che verrà messo in scena è finalizzato a sensibilizzare la cittadinanza e a promuovere una cultura dell’accoglienza fondata sulla condivisione e lo scambio.

DIARIO DI BORDO
L’intera esperienza sarà documentata attraverso la scrittura di un diario che una persona preposta a questo compito avrà cura di compilare. Questo diventerà una memoria importante dei piccoli e grandi passi che il gruppo avrà fatto dall’inizio del suo lavoro fino alla realizzazione finale dello spettacolo. Memoria che speriamo di condividere con altri attraverso la sua pubblicazione.

DURATA
Il progetto si svolgerà da gennaio 2019 a giugno 2019.

Il Laboratorio di drammaturgia, che coinvolge i 6 drammaturghi, si svolgerà presso l’Accademia dei Filodrammatici in orario pomeridiano, nelle giornate del 2 e 3 marzo 2019 – del 9 e 10 marzo 2019 – del 16 e 17 marzo 2019 – del 23 e 24 marzo 2019 e una sessione intensiva di due giorni, nella prima decade di maggio, in data da definire, per portare a conclusione il testo.

I drammaturghi dovranno necessariamente assistere al Laboratorio di Teatro, che si terrà alla Fabbrica del Vapore di Milano, nei mesi di Marzo e Aprile 2019 – il lunedì dalle 17 alle 20 e il sabato dalle 10 alle 13.

 I 2 registi, i 4 attori e i 2 operatori sociali parteciperanno al laboratorio di Teatro che si terrà presso la Fabbrica del Vapore di Milano, da Marzo a Giugno 2019 – il lunedì dalle 17 alle 20 e il sabato dalle 10 alle 13 e collaboreranno, secondo le loro specifiche, alla realizzazione dello spettacolo che andrà in scena il 26/6/2019,

Per tutti i partecipanti al Progetto Teatro Utile 2019, nei mesi di aprile e maggio sono programmati quattro incontri con docenti universitari della materia.

Luoghi in cui si svolgerà il laboratorio:

Accademia dei Filodrammatici, via Filodrammatici 1, Milano

Fabbrica del Vapore Via Giulio Cesare Procaccini 4, Milano

Beneficiari
– Il laboratorio di teatro è rivolto a 15 rifugiati che hanno subito torture, in cura presso il servizio di psichiatria dell’ASST di Niguarda, a 2 registi, a 4 attori e a 2 operatori sociali.

– Il laboratorio di drammaturgia è rivolto a 6 giovani drammaturghi.

– Lo spettacolo conclusivo verrà presentato al Teatro Franco Parenti di Milano il 26 giugno 2019, giornata del rifugiato politico che ha subito torture, vede la partecipazione di 15 attori, 6 drammaturghi, 2 registi, 4 attori, 2 operatori sociali, ed è rivolto al pubblico della città di Milano e della provincia. La disponibilità della sala individuata è di 500 posti.

Risorse umane
Il laboratorio di teatro sarà condotto da Tiziana Bergamaschi e da Olivier Elouti e si avvarrà della collaborazione di 1 psichiatra, dottor Lorenzo Mosca e di 1 psicoterapeuta di gruppo, dottoressa Katia Larocca.

Nel corso degli incontri verranno coinvolte molteplici figure, che accompagneranno i partecipanti nelle attività proposte: un musicista, un danzatore, un trainer di Teatro sensoriale, un educatore della voce, un insegnante di canto, un responsabile del diario di bordo.

Il laboratorio di drammaturgia sarà a cura di Marco Di Stefano e Tiziana Bergamaschi e vedrà la partecipazione di 4 docenti universitari e 2 drammaturghi che contribuiranno alla formazione dei partecipanti.

Scarica il bando a questo link.
Per informazioni: 02 86460849, filodram@accademiadeifilodrammatici.it